Appalti

Servizi locali, regole certe per 50 miliardi di investimenti

Regole certe, sottratte ai “tira e molla” della politica, meglio se affidate a un’Autorità o a un regolatore tecnico; gestioni dei servizi di tipo e con modalità industriale; incentivi e supporti alla realizzazione delle infrastrutture; collegamento stretto fra opere, qualità dei servizi, consumatori: c’è anche in Italia un modello per gli investimenti pubblici che può funzionare e risultare vincente e ha già in programma realizzazioni per 50 miliardi nei prossimi cinque anni. È quello delle utilities locali soggette a regolazione tecnica, che è pronto a investire 30 miliardi nel settore delle risorse idriche, 12 miliardi nell’energia e 8 nel settore ambintale e dei rifiuti. Non si parte dal nulla: in questi settori proprio la regolazione dell’Arera (Autorità di regolazione per elettricità, rifiuti e acqua) ha già concentito una forte accelerazione degli investimenti.

I dati sui piani del prossimo quinquennio arrivano dall’assemblea di Utilitalia che rappresenta 500 imprese con quote di mercato del 15% nella distribuzione di energia elettrica, dell’80% nell’acqua, del 30% nella distribuzione del gas e del 55% nei servizi ambientali e dei rifiuti. «Un programma di interventi - sostiene Utilitalia - in linea con il green new deal del Governo che, oltre a migliorare i servizi offerti ai cittadini, potrebbe creare 100 mila nuovi posti di lavoro tra occupazione diretta ed indotto e fornire una decisa spinta ai servizi pubblici del Mezzogiorno». La necessità di «dare concretezza» al green new deal è stato uno dei punti su cui ha battuto l’assemblea delle ex municipalizzate (oggi trasformate in spa, spesso anche con soci privati e in alcuni casi quotate in Borsa).

L’altro messaggio forte è stato proprio quello del rapporto con la politica e con il legislatore: gli investimenti si fanno se non arrivano norme a ostacolarli, rallentarli, renderli economicamente non sostenibili,a imporre modelli organizzativi antiquati (come l’azienda speciale nell’acqua). «Gran parte degli investimenti già figura nei piani industriali delle nostre aziende – ha spiegato il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti - e sarebbe paradossale che si bloccassero a causa di ostacoli burocratici che paralizzano l’intero comparto infrastrutturale». Per il Sud, in particolare, secondo Utilitalia serve un grande piano che favorisca l’aggregazione delle imprese pubbliche esistenti sul territorio, per attrarre i privati e le grandi utilities del Centro-Nord nel capitale e nello sviluppo dei progetti.

L’azione congiunta con il governo è invece necessaria per sbloccare, accelerare, far ripartire i lavori, realizzare livelli accettabili di manutenzione ai sistemi infrastrutturali. E soprattutto per realizzare un green new deal che non sia un libro dei sogni o un programma faraonico ma che si realizzi invece attraverso progetti concreti. «Dare concretezza al green new deal è tra le nostre priorità – ha continuato Valotti – e ciò sarà possibile con un’azione congiunta con il Governo, cui non si chiedono fondi ma semplificazione normativa e azioni per supportare gestioni più efficienti dei servizi: bisogna favorire misure per snellire le procedure autorizzative, riconfigurare lo schema della gestione diretta dei comuni e i ritardi nello sviluppo di un approccio industriale ai servizi pubblici locali».

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